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Sembra che il passatempo preferito dal Parlamento Europeo, da qualche tempo a questa parte, sia quello di scassare i cosiddetti a Google (con questa storia qui, per esempio). In effetti fra Apple, Oracle e Microsoft (e molti altri, ma questi li ricordo con precisione), sembra che il passatempo preferito del mondo intero sia quello di scassare i cosiddetti a Google. Ma il Parlamento Europeo ne ha combinata un’altra: vorrebbe che, in nome del  libero mercato e della concorrenza, Google si divida in due parti distinte e separate. Insomma, la parte di indicizzazione dei contenuti dovrebbe essere separata da quella commerciale, ovvero dalla vendità di pubblicità, perchè secondo loro Google sfrutta la sua posizione dominante per favorire i clienti paganti e farli risultare in cima alla classifica nelle ricerche (per l’articolo su Punto Informatico, ecco il link)

Ma, scusate: solo io vedo una serie di evidenti contraddizioni in tutto ciò? In televisione, o sui giornali, gli spazi pubblicitari nelle “zone pregiate” (la prima serata in TV, per esempio) non vengono forse pagati a peso d’oro dagli inserzionisti?

E non mi sembra che qualche politicante abbia mai detto “Eh no, cara Mediaset/RAI/Sky: non è giusto che il salumiere sotto casa non possa acquistare il suo spazio pubblicitario in prima serata perchè il costo è proibitivo”. E sempre in base a questo assunto, non mi sembra che sui giornali a tiratura nazionale ci siano spazi pubblicitari “equi e solidali” che tutti possano acquistare per farsi pubblicità. No, il mercato è libero (sottolineo libero), si parla di aziende private (sottolineo private) e quindi, con tutta la calma e la classe che solitamente mi contraddistinguono, mi viene spontaneo un “ma che cazzo volete?”.

Dal mio punto di vista, questo comportamento è solo la conferma del fatto che fin troppi “soggetti” (politici o imprenditori poco importa) si sentono minacciati da Google, ovvero da un’azienda privata (sottolineo di nuovo, privata), non sovvenzionata dallo stato o da lobby politiche (o almeno, la cosa non è così evidente), che si è fatta strada da sola e in meno di 20 anni è diventata la numero uno in moltissimi settori.

Io vedo con chiarezza tutti i tratti caratteristici del più becero bullismo, della prepotenza tipica del fallito, del debole e del meschino, che sfrutta la sua posizione privilegiata (in questo caso, politica) per ostacolare un avversario che non è in grado di battere onestamente.

E visto che si sta parlando di libero mercato: in Europa, quali mirabolanti avversari troverebbe Google?

Qualcuno ha detto Volusia? Le Pagine Gialle? Altro?

Non mi sembra che l’Europa sia la nuova Silicon Valley; mi da più l’idea di un cimitero di imprese e imprenditori che non riescono (ma in realtà non vogliono) tenere il passo con quelli che fanno davvero l’innovazione e investono milioni per evolversi.

Secondo loro, dovremmo ancora sfogliare un putrido librone, aggiornato una volta l’anno (ahahah!), stampato su pessima carta giallastra, per trovare un banale ristorante. E ovviamente, secondo loro, per trovare una strada dobbiamo fare una partita a battaglia navale (ve lo ricordate TuttoCittà, vero?) e via discorrendo.

Quel mondo li è finito, e se gli imprenditori (e la politica che li sostiene) non lo capiranno in fretta, a poco servirà la battaglia che stanno perpetrando a colpi di leggi. Per Google e per tutti gli altri big della Silicon Valley, è poco più di una zanzara che ronza vicino alle orecchie: fastidiosa si, ma eliminabile con un colpo di mano.

E credo che la “mano” di Google sia piuttosto grande.




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