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Siamo alla frutta: ho letto oggi su TomsHW (qui) che il governo tedesco ha intenzione di approvare una legge che, se venisse accettata, obbligherebbe Google e tutti gli altri motori di ricerca a pagare una tassa agli editori per la pubblicazione delle loro news on-line.

Allora, se volete leggere la notizia e saperne di più potete andare sul sito di Tom’s Hardware (ripeto, qui) e farvi un’idea precisa.

Quello che penso io è che siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che i politici e gli imprenditori non capiscono un c***o di Internet.

Se non ci fossero i motori di ricerca, l’unico modo che avremmo per trovare qualcosa in Internet sarebbe quello di digitare ogni maledetto indirizzo a manina. Dovremmo avere una lista pressochè infinita di siti preferiti memorizzati e dovremmo anche ricordarci dove e quando abbiamo visto quello che ci interessa.

Quindi, invece di tassarli per un servizio che viene offerto gratuitamente, gli editori e i politici dovrebbero baciare le chiappe digitali di Google, altrochè!

Ma il discorso è più sottile: ai politici, in realtà, non gliene frega un piffero di Internet: non la capiscono, non la usano, non la vivono. Al massimo riescono a pagare (forse) due poveri cristi che gli curano la pagina Facebook o che spediscono un tweet ogni tanto. Fine, questa è la “politica digitale” nella quasi totalità dei casi.

Chi realmente spinge i politici a proporre queste leggi insensate sono gli imprenditori legati ai vecchi modelli di business. Poverini, si sentono minacciati da questa Internet che gli “ruba” il pane dalla bocca. In questo caso gli editori tedeschi affermano che i motori di ricerca rubano le notizie dai loro quotidiani on-line e le ripubblicano senza autorizzazione.

Sicuramente il “sogno” (più che altro, l’obiettivo) di questi signori è quello di mettere in piedi enormi portali di notizie: blindati, controllati e ovviamente a pagamento, nel quale l’utente dovrà prima di tutto pagare e poi, forse, potrà finalmente leggere qualcosa. Scenario decisamente in linea con 1984 di Orwell o con Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: terrificante e fin troppo reale, per i miei gusti.

Mi auguro che questa proposta non venga approvata, altrimenti un altro pezzo della nostra libertà digitale verrà sacrificato sull’altare degli interessi personali di pochi, e già abbastanza ricchi, imprenditori.

Giusto per completezza, vorrei ricordare che anche l’Italia se n’è uscita diverse volte con baggianate degne di un film comico di serie B; per esempio qui e qui ci sono dei fulgidi esempi di  ignoranza e arretratezza culturale.




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